Leggenda, mito e storia. Castel dell’Ovo, forse, racchiude tutto ciò che è Napoli. E, se non è proprio ‘tutto’, è sicuramente tanto.
È il castello più antico della città (che ne conta uno a poche centinaia di metri come il Maschio Angioino) ed è uno degli elementi della caratteristica cartolina della città partenopea.
Ma andiamo nel dettaglio e vediamo insieme la storia di una delle icone della città di Napoli.
La leggenda intorno a Castel dell’Ovo
Castel dell’Ovo è una struttura dove realtà e fantasia si mescolano. Anche se guai a dire a un napoletano che è semplicemente una leggenda ciò che stai per leggere. Tutto nasce dal fatto che il poeta latino Virgilio avrebbe messo all’interno del castello stesso un uovo, avente il potere di tenere in vita la fortezza.
E se nel caso dovesse rompersi?
Semplice, prima di tutto dovremmo dire addio a Castel dell’Ovo e, poi, una serie di fatalità cadrebbero su Napoli. Una credenza così diffusa che nel ‘300 Giovanna I dovette giurare di aver sostituito l’uovo visto che il Castello ebbe dei danni che avrebbero potuto portare alla rottura dell’uovo.
Perché il mito è legato alla figura di Virgilio?
Perché ha vissuto a Napoli per anni, divenendo famoso a tal punto da essere ritenuto una persona dai poteri sovrannaturali. Al di là di ciò, però, Virgilio ha fatto molto per questa città, come ad esempio guidare i lavori di bonifico che furono fatti nella capitale del Regno delle Due Sicilie.
Si dice che proprio grazie alla bontà dei suoi lavori – che, al tempo, rasentarono la perfezione – nacque la credenza popolare che, appunto, attribuiva dei poteri superiori al poeta.
A proposito di credenza popolare, comunque, il ‘vero’ motivo per cui è chiamato Castel dell’Ovo è per la sua forma che assomiglia, appunto, a un uovo.
La ‘vera’ storia di Castel dell’Ovo
Dovevamo necessariamente cominciare con il ‘mito’ di Castel dell’Ovo. Ora, però, è giunto il momento di concentrarci sulla storia reale. Quella in cui ci sono testimonianze storiche.
Le origini del Castello devono essere fatte risalire al I secolo a.C quando Lucullo acquistò nella zona dove è oggi il castello (Borgo Marinari chiamata oggi, praticamente all’inizio del lungomare), uno spazio in cui costruì una villa con biblioteca e vari allevamenti.
Nel V secolo, la villa fu fortificata ma pochi anni dopo si insediarono dei monaci basiliani (no, non manca la ‘r’. Sono dei monaci che si ispirano a San Basilio) che nel VII secolo si crearono uno spazio autonomo.
I duchi di Napoli, nel X secolo, avevano distrutto il castello, al fine di evitare che i Saraceni potessero sfruttarlo per preparare una controffensiva e i monaci, invece, si rifugiarono a Pizzofalcone.
Fortunatamente, però, Ruggiero il Normanno si è impegnato per la ricostruzione completa che avvenne nel 1140 con in aggiunta delle fortificazioni. Gli Svevi, nel secolo successivo, hanno costruito ulteriori torri, tanto che il Castello divenne per un po’ di tempo prima una residenza e poi una prigione di stato.
Nel contempo, però, Carlo I d’Angiò ha fatto costruire il Maschio Angioino e il Castel dell’Ovo divenne residenza della famiglia. Prima di proiettarci nel 1500, segnaliamo anche un episodio in un cui un nipote – Carlo di Durazzo – imprigiona la zia, la regina Giovanna.
Alfonso V d’Aragona arricchisce il Castello costruendo anche il molo anche se, poi, ha dovuto subire di nuovo prima una distruzione, ad opera di Ferdinando il Cattolico, e una ricostruzione. Con i Borbone, il Castello ha avuto una nuova rinascita e la forma attuale nasce solo intorno al 1980 quando furono sfrattati tutti per avviare un restauro del castello e farlo diventare ciò che è oggi.
Castel dell’Ovo oggi
Visitare il Castel dell’Ovo è completamente gratuito (salvo casi particolari di fiere o eventi). Prima della pandemia, non era necessaria alcuna prenotazione mentre, con il Covi-d-19, salvo diversa indicazione, è necessario prenotarsi. I minorenni devono accedere accompagnati. Per quanto riguarda gli orari, l’apertura al pubblico è consentita dalle 9.00 alle 20.00 dal lunedì al sabato e dalle 9 alle 18.00 la domenica e i giorni festivi.
Si trova esattamente all’inizio di via Partenope (dove cominciava l’area pedonale, prima del fermo della Galleria Vittoria) e, salendo in cima, si può vedere tutto il lungomare di Napoli nonché le zone collinare. Un panorama che lascia davvero senza parole.